A seconda dei casi, prima di accostare il filtraggio alla gola (ujjayi), può essere pedagogico esplorare la respirazione fisiologica. L’inspirazione inizia dalla cintura addominale (parliamo chiaramente, della sensazione dell’inspirazione), poi occupa la zona diafframatica e infine polmonare fino alla base della gola all’altezza delle clavicole. L’espirazione comincia con lo sprofondamento del petto seguito dalla ritrazione del diaframma ed infine dal rientro flessibile della cintura addominale.
La scuola del Kashmir lascia che si ritrovi una respirazione adamitica, l’unica che possa essere alla base di un’ulteriore elaborazione delle proporzioni magiche del respiro. Voler strutturare un respiro già di per se condizionato è una mancanza di chiarezza. Si deve puntare non tanto ad una accumulazione, quanto alla realizzazione dell’ignoto libero da ogni modalità.
Quando la respirazione fisiologica sarà stata sufficientemente esplorata sul davanti e poi sui lati del corpo, ed infine sulla schiena, questa globalità, praticata senza intenzione, porterà già una profonda pulizia degli schemi respiratori e affettivi. Più tardi, su questa base fluida e aperta, specificità tecniche si integreranno senza sforzo e permetteranno di scoprire spazi prima sconosciuti.
In ogni caso la respirazione deve essere dolce, agevole e facile evitando i contrarre i muscoli delle mani, del viso e del collo.