Cosa ci può dire delle memorie delle vite passate?
Siamo sopratutto influenzati dalle memorie di questa vita presente. Ma è il futuro che ci influenza maggiormente rispetto alle memorie. Il problema è il futuro. Liberato dal futuro, il passato non esiste più, non c’è più direzione, più niente dietro di voi. Fino a quando ci sarà una direzione, ci sarà anche un passato.
Cercare di liberarsi dal passato è uno sbaglio pedagogico. É più appropriato liberarsi dal futuro. Senza futuro non avete nessuno posto dove poter andare. Quando cercate profondamente, constatate che lo scopo della vostra ricerca non può essere un risultato, ne il risultato di nulla. Non potete andare “verso”, ma unicamente aprirvi alla non-via.
Quando siete liberi da qualsiasi sistema che vi porta a voler arrivare a qualche cosa, allora avete eliminato tutta attività. In quel momento girate la testa e non avete più un passato. Questi momenti di apertura inglobano le nostre vite passate che sono qui ed ora; non sono mai state nel passato. Le vite passate o future sono nell’istante presente. Abbandonate l’elemento psicologico che vi fa pensare in termini di passato e futuro. L’esperienza è unicamente nell’istante.
Lasciate il passato a quello che è, e osservate quello che siete veramente. La ricerca che mira a liberarsi del passato è senza fine. Il passato ha sempre un antecedente; si può sempre andare un po’ più lontani. L’orizzonte è senza fine. Nella sensibilità corporea, siamo ogni giorno un po più attenti, si sente sempre di più, si vede sempre di più; è senza fine. Quando il nostro corpo ci abbandonerà, non avrà mai esplorato la totalità del suo potenziale, non è possibile.
Questa ricerca è una perdita di energia.
Non c’è nulla da divenire. Nel non divenire, ad un certo punto, la sensibilità si risveglia a quello che è funzionale. Ma voler diventare sensibile è nuovamente un divenire, una intenzione, una sensibilità orientata che esclude.
Cercate durante la giornata di essere qualche istante senza futuro. Questo ha un impatto colossale sia a livello corporeo che psichico.
Eric Baret
Tratto da : Le sacré du dragon vert