In India, lo yoga è spesso compreso secondo i sutra di Patanjali. Considerato come la base dell’arte dello yoga, questo testo ne è solo una frazione che codifica in modo maestoso il raja-yoga. Lo yoga di Patanjali si basa sull’idea di un essere separato che, tramite un ascetismo molto strutturato, potrà trovare uno stato di libertà.
Si tratta di una libertà individuale, Kaivalya, come dice l’ultimo sutra. Lo shivaismo del Kashmir non riconosce il concetto di un’anima individuale. Lo yoga del Kashmir viene dal sentimento che ogni percezione ha la sua realtà solo nel silenzio. Invece di cercare di affinare la percezione per arrivare al silenzio, questo yoga si inscrive nel cammino tantrico, che è all’opposto: non si va da nessuna parte, si lascia che la percezione, il pensiero, si rivelino completamente. Ciò che proviene dal silenzio non può essere altro che silenzio. Senza usare il corpo né la mente per arrivare a questa libertà, li si lascia risuonare in quel che essi sono.
Così ogni percezione riporta al silenzio. Lo yoga del Kashmir è un’arte di riassorbimento, di dissolvimento, non uno yoga di acquisizione. Nello yoga classico, certi movimenti del corpo, asana, certi gesti codificati, mudra, sono usati per risvegliare l’energia. Si pensa che l’energia risvegliata vada a liberare in noi certe casse di risonanza, chakra, e che, quando esse saranno abbastanza purificate, si acceda a una cassa di risonanza superiore, che è la comprensione.
Questo cammino progressivo e dualista è fonte di smarrimento. Con l’emergere di una corrente di vita insita a ogni situazione, svanirà l’idea di un attore indipendente come fonte della ricerca. Il cammino consiste allora nel riconoscere questo movimento e nel lasciare che si attui : passività dell’intenzione, ardore dello sguardo. Lo yoga del Kashmir stimola la scoperta corporea di spazi di libertà, senza peso né sostanza. Se quel che dicono i shastra è vero : in un corpo sensibile, con una mente senza dinamismo, l’energia ritroverà il suo corso naturale, che è un movimento ascendente. Non c’è nessuno sforzo da fare per liberare l’energia, che torna ad essere organicamente quel che è : un presentimento di questa verità. Spontaneamente l’energia si muove in questo spazio e si riassorbe nel cuore. E’ uno yoga senza yogi, senza personalità.
Quanto alla differenza puramente tecnica tra queste due forme di yoga, può essere capita solo con la pratica.
E.B.