Cos’è il Tantrismo (parte II) Eric Baret

Ma che cosa è chiamato “tantrismo”?

Dal punto di vista della via kashmira, il tantrismo è l’arte di celebrare l’Ultimo nella vita quotidiana. In una sensibilità disponibile, ogni dinamismo di diventare, di raggiungere, si elimina. Si smette di utilizzare la propria vitalità e la propria intelligenza per impedire o per volere. Si scoprono le diverse sfaccettature della corporeità. La paura svanisce. Ci si sente a proprio agio, in pace.

Quando il corpo è tranquillo, si rivela come una massa di difese, di paure. Nella nostra disponibilità, lentamente si trasformerà in luce, energia, bellezza e piacere.

Ciò che ostacola la finezza della sensibilità corporea e mentale, è la tensione di voler arrivare a qualcosa.

L’approccio tantrico propone di approfondire la questione delle nostre restrizioni fisiche e mentali. Strumento per farci scoprire cos’è il cibo, l’assimilazione, la digestione, ecc. ci porta nel contempo a scoprire cosa c’è di sacro nel cibo, nella sessualità, e ciò che vi è di volgare in certe forme di oblio di sé, nella comunione romantica, nella soddisfazione di un piacere. In questo modo i cibi putridi, cadaverici e i prodotti raffinati della nostra civiltà scompaiono dalla vostra vita.

La via tantrica è un modo per riavvicinarsi alle regole cosmiche, un modo di sentire i legami di unità con tutti gli esseri.

Il nostro modo di pensare, di toccare, di fare eco all’ambiente si trasforma chiaramente. Certi rituali specifici partecipano a queste scoperte. Il sentimento dei ritmi costanti che presiedono alle situazioni umani si chiarisce sempre di più.

Il tantrismo è veramente la scoperta di tutte le espressioni di questi ritmi. Non è un concetto. Questo deve essere sentito in tutti gli aspetti della vita: quando la polizia vi arresta, quando vostra moglie vi lascia, quando scrivete un libro…Quando il dolore invade il vostro corpo o quando non avete di che comprarvi il biglietto del metrò: siete presenti, la bellezza della vita anche. Il tantrismo è l’arte di riconoscere la maestà della vita in tutte le espressioni.

Lei ha detto che certi elementi, che non sono tantrici, sono considerati come tali in Occidente…

Utilizzare il pensiero o la sessualità per cercare di raggiungere ciò che è al di là del mentale, non è tantrico, è una mancanza di chiarezza. Il tantrismo è l’arte di esplorare il presentimento della vita, continuamente. Certo, ci sarà un’attività. Certo, ci sarà risveglio, canalizzazione delle energie. Certo, ci saranno dei rituali incomprensibili per una società borghese..Ma mai con l’intenzione di ottenere qualcosa. Tutta questa fantasmagoria si esprimerà per accordare il vostro corpo, il vostro spirito e la vostra sensibilità col presentimento dell’essenziale. L’umiltà è il solo terreno di queste espressioni. Visto dall’esterno, lo stesso rituale, lo stesso esercizio – che è per noi é un’ espressione della bellezza della vita – potrà essere compreso come un mezzo per ottenere che ne so io.

Da un punto di vista pedagogico, si possono utilizzare certi aspetti delle vie progressive nella via diretta. Ma ci se ne servirà solo per accentuare la comprensione che lo spazio nel quale la libertà può scaturire è la disponibilità e non l’accumulo delle qualifiche, quali che siano.

Ai nostri giorni, il tantrismo è spesso compreso come l’utilizzo della sessualità al fine di ottenere la coscienza cosmica.

La sessualità è spazzata dal presentimento assordante del silenzio. In sé, essa non ha alcun nesso con il tantrismo. Se questo è stato tanto espresso, è perché l’iconografia religiosa e metafisica del pantheon tantrico indù e buddista si esprime, per ragioni puramente concettuali, sotto forma di divinità sovente abbracciate. Ma siete in presenza di pure trasposizioni di comprensioni metafisiche e non di esercizi da praticare con la luna piena.

Quando la sensibilità corporea diventa non concettuale, la sessualità, come tutte le funzioni della nostra corporeità, esplode. La sessualità psicologica non trova posto nella tranquillità, nel sentire di un un corpo senza paure e senza bisogno. Questo non vuol dire che non esistano, nella tradizione tantrica, dei rituali per esplorare certe ramificazioni della sessualità, come ne esistono per esplorare le ramificazioni del respiro o altro.

Come rendersi conto se qualcuno è un gaudente o se ha veramente sperimentato la gioia?

Solo chi ha presentito un silenzio non oggettivo può riconoscere colui che è veramente in silenzio. Un po’ come un pittore riconosce subito un altro pittore, un ballerino un altro ballerino, e un pescatore un pescatore. E’ un sentire, una unità. La gioia non è legata alle sue espressioni. E non si può riconoscere la gioia che attraverso le sue espressioni. Io ho visto il mio maestro a teatro, con dei banchieri, con dei trafficanti di droga, con uomini politici, degli allievi fuorilegge, uomini d’affari, persone pie. Dall’esterno, era molto difficile vedere la sua libertà. Le persone che gli erano vicine – non vicine al suo insegnamento concettuale ma che vibravano di questo stesso sguardo sulla vita – si rendevano conto tuttavia della sua disponibilità in tutte le situazioni. In ogni espressione della vita che proviene dalla tranquillità, voi ritrovate questa tranquillità. Tutto ciò che proviene direttamente dall’apertura conserva una certa forma di discrezione, di moralità.

La vera originalità è l’espressione diretta della tranquillità e si esprime con una grande discrezione.