Posso chiederle se ha praticato lo yoga per arrivare a livelli più profondi di resa e di vigilanza?
La parola “praticare” sottintende generalmente un’abitudine. Dobbiamo adoperarla soltanto nel senso di diventare sempre più consapevoli del corpo e del mentale. Dobbiamo osservare che il corpo è un campo di paure, ansietà, difesa e aggressioni. L’enfasi, tuttavia, non deve essere posta sul copro, ma sulla presenza, sull’ascoltare. Ciò che importa è familiarizzarsi con il campo delle tensioni e vedere che l’immagine dell’Io, che interferisce costantemente, non è separata da questo campo, anzi, gli appartiene. Quando questo è chiaro, la tensione non trova più complicità, la percezione è libera, l’energia si integra nella totalità. L’approccio tradizionale avviene attraverso l’ascolto del corpo, non tramite il suo asservimento. Dominare il corpo è una violenza. Ma uno può stringere un bullone o lavare i piatti ed essere in ascolto. Non c’è differenza.
L’esplorazione del corpo mi condusse cosi a livelli sempre più profondi di rilassamento, e questo rilassamento portò all’estinzione degli schemi ripetitivi sia rispetto al corpo che al mentale. Nell’accogliere il corpo, nel dargli il benvenuto, divenni sempre più consapevole della percezione del “lasciare la presa”, e in tal modo lo yoga partecipò al presentimento della realtà. Ma esso mi condusse soltanto alla soglia in cui smisi di enfatizzare l’oggetto, il corpo, per lasciare affiorare l’ultimo soggetto. Lo yoga vi conduce a una specie di attenzione, alla tranquillità, e un corpo tranquillo riflette una mente tranquilla. Ma naturalmente potete arrivare ad un corpo e ad un mentale pacificati anche senza lo yoga!
Se lo yoga non è in se stesso un insegnamento, che cosa è?
L’insegnamento punta direttamente verso ciò che non è insegnabile. Le parole, le azioni, sono stampelle, e questo supporto perde gradatamente la sua concretezza, finché un giorno trovate voi stessi in un non-stato che non può essere pensato. Le formulazioni sono simboli, indicazioni, e finalmente non si vede più il simbolo, ma ciò a cui il simbolo punta.