Lei dice spesso che l’azione giusta non è una questione di moralità ma nasce naturalmente dalla spontaneità. Come posso pervenire a questa spontaneità?
La spontaneità proviene dall’ascolto e ha come risultato la comprensione. In un ascolto non condizionato, che è silenzio, libertà da ogni agitazione e concetto, la situazione viene vista nella sua interezza ed è da questo sguardo globale che sgorga l’azione spontanea, appropriata.
E’ ovvio che un’azione che nasca da un pensiero consapevole non può essere spontanea.
E’ altrettanto vero, ma meno ovvio, che neppure le azioni che provengono dall’abitudine, dall’inclinazione o dall’istinto possono essere spontanee. Perché l’abitudine e l’istinto sono condizioni, automatici e meccanici, e le azioni che provengono da un’inclinazione sono motivate dalla giustificazione, dalla razionalizzazione e dal conflitto.
Esse sono tutte guidate da pensieri inconsci. Infatti possiamo chiamare “azione” soltanto quella che sgorga davvero dalla spontaneità.
Tutto il resto non è libero da interferenze e perciò lo dobbiamo definire “reazione”.
Per scoprire la spontaneità, il pensiero conscio e quello inconscio devono estinguersi. Devono cessare tutte le proiezioni dell’intelletto, se una spontaneità creativa deve essere all’opera.
Lo sforzo intellettuale e il coltivare il potere della volontà non sono di alcuna utilità per integrare la spontaneità. La mente deve farsi umile, sensitiva, libera da ogni violenza, orgoglio e cupidigia. Allora soltanto la vera intelligenza può entrare in funzione.
Quando, attraverso l’osservazione e l’ascolto, l’intelletto diventa silenzioso, la natura basale, profonda, della mente subisce una trasformazione.
Essa raggiunge gli impulsi e i movimenti più oscuri e segreti della nostra vita animale. L’intelletto diventa capace di pensare con chiarezza nella luce di un’intelligenza che integra tutti i movimenti della vita: nasce cosi un nuovo bellissimo essere umano.
La vita è vivere spontaneamente, senza essere toccati dal tempo.
Jean Klein