Perché ci identifichiamo sempre con ciò che non siamo?
Lasci che questa domanda si riformuli. Cominci con il chiedere : “Che cosa è che non siamo?”.
Noi non siamo il corpo, i sensi o il mentale. Ma per comprenderlo realmente, dobbiamo prima accettare le nostre funzioni fisiche e mentali.
La vera conoscenza è qualcosa che richiedere un’apertura totale. Forse è cosciente del fatto che il suo corpo è pesante o teso, ma il suo corpo è più della pesantezza o della tensione.
Impari a conoscere il corpo ascoltandolo, perché il corpo è in lei, mentre lei non è il corpo.
Un corpo è una storia, perciò dobbiamo dargli modo di raccontarcela e di rivelarsi.
E, nel fare ciò, occorre che lei stia in silenzio. L’ascolto non ha uno spazio per colui che ascolta. In esso vi è soltanto attenzione, un ascolto vuoto, che consente al corpo di esprimere la sua storia.
Altrimenti non potrà mai conoscere veramente il suo corpo, perché esso diviene una proiezione della sua memoria.
Per molti di noi non è il corpo che si desta ogni mattina, ma lo schema, l’idea che ne abbiamo. Essa non è reale. Lei può chiedere ora: “Ma che cosa è reale”?.
Ciò che esiste in sé è reale. Il corpo ha bisogno della consapevolezza per esistere. Se lei non è cosciente di esso, il corpo non esiste.
Jean Klein